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APPROFONDIMENTO BLU & BUSINESS

Emissioni di carbonio e impatto sul mare: Quando si parla di emissioni di carbonio, l’attenzione si concentra spesso sul cambiamento climatico e sugli effetti che queste hanno sull’atmosfera terrestre. Tuttavia, c'è un altro fronte, meno visibile ma altrettanto importante, su cui le emissioni di CO₂ hanno un impatto diretto: gli oceani e la salute del mare. Per un'azienda, calcolare le proprie emissioni di carbonio non è solo una questione di rendicontazione ambientale, ma un passo cruciale per comprendere e gestire i propri impatti sistemici, compresi quelli sugli ecosistemi marini, oggi tra i più vulnerabili.

Circa il 30% della CO₂ rilasciata in atmosfera dalle attività umane infatti viene assorbita dagli oceani. Questo fenomeno, noto come carbon sink marino, mitiga in parte il riscaldamento globale ma ha un effetto collaterale critico: l’acidificazione degli oceani. Quando la CO₂ si dissolve nell’acqua, forma acido carbonico, abbassando il pH marino. Questo compromette la calcificazione degli organismi marini come coralli, molluschi e crostacei, e innesca una catena di effetti negativi sulla biodiversità, sulle risorse ittiche e sulle comunità costiere. In uno scenario di business-as-usual, questi impatti si rifletteranno sempre più anche sull’economia e sulla sicurezza alimentare.

Calcolare le emissioni di carbonio secondo standard internazionali – suddivise tra Scope 1 (emissioni dirette), Scope 2 (emissioni indirette da energia acquistata) e Scope 3 (emissioni lungo la catena del valore) – significa dotarsi di uno strumento di consapevolezza. Le emissioni Scope 3 includono spesso attività connesse al trasporto marittimo o alla produzione di materiali che influenzano gli ecosistemi costieri e marini. Attraverso questo processo, un’azienda può identificare le aree a maggior impatto ambientale, adottare misure correttive, migliorare la propria efficienza e, non meno importante, comunicare in modo trasparente i propri progressi ai clienti, agli investitori e alla comunità.

Una volta calcolate, le emissioni forniscono una base oggettiva per definire target di riduzione (come quelli Science-Based, SBTi), valutare investimenti in compensazione (carbon offsetting), rivedere la supply chain in ottica low-carbon, e migliorare la trasparenza nei bilanci di sostenibilità (ESG reporting). Inoltre, l’analisi delle emissioni consente di identificare rischi fisici e di transizione legati al cambiamento climatico, migliorando la resilienza aziendale nel medio-lungo periodo.

Le aziende che operano direttamente o indirettamente in settori legati al mare – dalla pesca al turismo, dalla logistica ai prodotti derivati – devono considerare anche il proprio contributo all’impatto sugli oceani. La valutazione dell’impronta carbonica permette non solo di ridurre i danni, ma anche di adottare pratiche rigenerative, come il supporto alla riforestazione marina (es. fanerogame, mangrovie) o lo sviluppo di filiere blu sostenibili.

Integrare il calcolo delle emissioni nella strategia aziendale è oggi un imperativo, non solo per la conformità normativa o l’immagine pubblica, ma per garantire una reale transizione ecologica. Comprendere come le emissioni impattano il mare significa riconoscere il legame tra clima, ambiente e business. Ogni tonnellata di CO₂ evitata è un contributo concreto alla tutela degli oceani – e alla costruzione di un futuro più stabile e resiliente per tutti.

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