Il calcolo dell’impronta di carbonio è il primo passo per comprendere e ridurre le proprie emissioni. Ma cosa succede dopo? Una volta raccolti i dati, come si passa dalla diagnosi all’azione? E soprattutto: come si può trasformare l’impegno climatico in progetti concreti a beneficio degli ecosistemi marini? Il punto di partenza è una misurazione accurata non solo delle emissioni di CO₂, ma anche degli altri impatti ambientali legati alle attività aziendali: dall’inquinamento marino al consumo di risorse naturali. Solo così è possibile pianificare interventi di riduzione realmente efficaci.
Le aziende che vogliono agire in modo responsabile verso il mare non possono però fermarsi alla riduzione. Serve un cambio di prospettiva: da una logica di “minimizzazione del danno” a una visione rigenerativa, capace di generare valore ambientale e sociale grazie a progetti “a impatto”. Ma attenzione: la rigenerazione non può sostituire la riduzione - deve piuttosto seguirla, come evoluzione coerente di un percorso di responsabilità.
Alcuni esempi di progetti compatibili con questa logica di pensiero?
Rigenerazione degli habitat Ripristinare praterie di posidonia, foreste di macroalgae, barene o reef di bivalvi contribuisce a migliorare la biodiversità marina, assorbire CO₂ e ridurre l’erosione costiera. Alcuni progetti permettono di investire in queste azioni come forma di compensazione climatica “localizzata”.
Infrastrutture blu e soluzioni basate sulla natura Costruire infrastrutture che imitano o rafforzano i processi naturali (es. dune artificiali, barriere anti-erosione, sistemi di fitodepurazione, strutture che imitano i substrati naturali) aiuta a mitigare i rischi climatici, a migliorare la qualità delle acque e a favorire la biodiversità.
Innovazione circolare e gestione dei rifiuti marini Progetti che trasformano rifiuti plastici raccolti in mare in nuove risorse, oppure che coinvolgono le comunità nella raccolta, nel monitoraggio e nel riutilizzo dei rifiuti, hanno un impatto ambientale ma anche culturale.
Pesca sostenibile e filiere tracciate Supportare cooperative di pesca artigianale, promuovere metodi selettivi, creare le condizioni per il ripopolamento, può ridurre l’impatto sugli stock ittici e favorire comunità costiere più resilienti.
Perché ha senso investire in queste tipologie di progetto?
Per tre motivi chiave:
- Responsabilità sistemica: ogni impresa, anche lontana dal mare, ha impatti diretti o indiretti sugli ecosistemi marini.
- Rischi crescenti: l’integrità degli oceani è minacciata da molteplici pressioni – e con essa, intere economie che dipendono dalla salute degli ecosistemi.
- Opportunità di posizionamento: i progetti a impatto rafforzano la reputazione, attraggono capitali orientati alla finanza sostenibile e creano valore condiviso per il territorio.
Integrare la tutela del mare nella strategia climatica non è un’aggiunta opzionale, ma un’estensione necessaria di qualsiasi percorso di sostenibilità. Significa riconoscere che il cambiamento passa anche dagli oceani. E che, se vogliamo davvero generare impatto positivo, dobbiamo imparare a guardare oltre la linea di costa.